ricerche e pratiche artistiche
sugli immaginari mafiosi nelle culture contemporanee
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a cura di:
Paola Bommarito
Giulia Crisci
Giulia Grechi
MANIFESTO
Ulissi è un progetto che indaga le forme di costruzione degli immaginari mafiosi e il modo in cui si inseriscono nelle culture contemporanee.
Ulissi è un progetto di ricerca e di azione politica. Si inserisce nell’ambito degli studi culturali e si muove nel campo dell’antimafia sociale, affiancato da pratiche artistico-curatoriali, con uno sguardo e una metodologia legati all’antropologia culturale contemporanea – un’antropologia rimpatriata, riflessiva e critica.
Laddove le mafie sono intese come fenomeno culturale, come reti sociali e relazionali, uno dei modi per combatterle è studiare le forme di costruzione degli immaginari mafiosi, decostruendo le loro mitologie fondanti, attivando nuove reti sociali in grado di costruire alternative possibili e opportunità, coltivando consapevolezza e giustizia sociale.
Ulissi è la prima voce del verbo volere al condizionale, in una delle forme del dialetto siciliano. Sta per volontà di comprendere e di agire. Sta per l’urgenza di avere coscienza e aspirazioni, cioè la possibilità di immaginare il futuro e la necessità di costruirlo. Ulissi fa riferimento anche a una forma plurale di eroismo, mossa dall’esigenza di pensare all’antimafia sociale come una forza collettiva, piuttosto che declinarla come atto coraggioso singolare.
Ulissi nasce dal desiderio di coniugare la ricerca culturale e artistica sull’”italianità” con un ripensamento creativo dell’antimafia sociale.
Uno dei principali obiettivi di Ulissi è di produrre un’analisi critica profonda degli immaginari mafiosi in relazione alla percezione dell’identità italiana, dentro e fuori dai confini nazionali, di progettare specifiche modalità per la loro decostruzione, attivando e sostenendo azioni e processi culturali sul territorio, pratiche artistiche ed esperienze creative.
Ulissi si propone di sperimentare e attivare processi artistico-culturali sui beni confiscati alle mafie, collaborando con le cooperative sociali che ad oggi per lo più li gestiscono, agevolando la mediazione tra questi beni, il territorio d’ appartenenza e le relative comunità, affinché essi tornino alla piena natura di beni comuni.
La progettualità guarda all’orizzonte di una destinazione d’uso culturale dei beni confiscati alle mafie, al momento non esistente e non normata, affinché possano diventare, attraverso progettualità specifiche, centri attivi di produzione artistico-culturale e di cittadinanza responsabile, costruendo relazioni con le associazioni che lavorano nell’ambito dell’antimafia, a livello nazionale e internazionale.
Ulissi vuole intervenire sui processi di musealizzazione di mafie e antimafia. A partire da un’analisi dei percorsi espositivi già esistenti, intendiamo sperimentare modalità di conservazione delle memorie difficili, diverse dal classico monumento che rischia di diventarne mero deposito. La memoria legata alle azioni criminali mafiose è una ferita aperta per la nostra cultura, che necessita l’immaginazione di forme attive e relazionali per elaborare il ricordo, diverse dal monumento commemorativo o dalla mostra documentativa, che incoraggino la costruzione della memoria collettiva.
Ulissi intende posizionarsi all’interno di una rete di ricerca internazionale, avviando collaborazioni con centri di ricerca e università in Italia e all’estero.
La modalità di ricerca che Ulissi immagina è strettamente legata a una sperimentazione attraverso le pratiche artistiche partecipative ed è in primis esperienza prodotta da una processualità condivisa, aperta e interdisciplinare.
Attraverso workshop, seminari, summer school e residenze artistiche nei beni confiscati alle mafie disseminati sul territorio nazionale, Ulissi esplora il modo in cui le pratiche artistiche contemporanee possano contribuire non solo a mettere in luce gli immaginari stereotipici sulle mafie, ma anche a metterli in discussione e sovvertirli. In questo senso queste ricerche e pratiche possono fiancheggiare l’operato dell’antimafia sociale e contribuire alla creazione di nuovi immaginari, partecipare alla risignificazione di luoghi, memorie e identità.