roots§routes – research on visual culture, è uno degli spazi di riflessione e ricerca di Routes Agency.
roots§routes è una rivista quadrimestrale on-line che nasce dall’esigenza di sviluppare una piattaforma di analisi sul ruolo che svolgono le estetiche contemporanee in relazione a tematiche o contesti di tipo antropologico, rispetto a uno scenario mondiale che ridiscute e problematizza il concetto di coloniale e postcoloniale.
La rivista opera una rilettura contestuale e posizionata del coloniale e del postcoloniale come processi di portata globale e transnazionale che hanno riguardato – e riguardano tuttora – tanto i Paesi colonizzatori quanto quelli colonizzati (seppure in modi diversi) ma anche quei paesi che, apparentemente, non hanno mai attraversato l’esperienza diretta del colonialismo.
Ogni numero di roots§routes ha un filo conduttore tematico, in base al quale viene lanciata una call for submission e vengono chiesti dei contributi a ricercatori, teorici e artisti internazionali. roots§routes ha scelto di mantenere tutti i contributi nella loro lingua originale, senza effettuare traduzioni, nell’ottica di porsi come piattaforma di riflessione internazionale.
La rivista è co-diretta da Viviana Gravano, storica dell’arte contemporanea e Giulia Grechi, antropologa visuale, con una redazione composta da cinque giovani curatrici d’arte contemporanea: Paola Bommarito, Laura Estrada Prada, Giulia Crisci, Carolina Farina, Rossana Macaluso.
anno VII, n.26 Settembre-Dicembre 2017
Network is the message
a cura di Carolina Farina
Se il medium condiziona il messaggio […], allora in internet, medium basato sulla creazione di reti di connessioni, il messaggio diventano le reti sociali1.
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Virtual Community e networking, l’imperativo è “fare rete”. Il sistema su cui è basato il World Wide Web ha privilegiato sempre di più la filosofia del peer-to-peer (caratteristica dell’etica hacker).
La tecnologia mediatica nell’era del web 2.0 si è fatta ambiente, immersivo e immateriale, nel quale la comunicazione è il fulcro regolatore della vita al suo interno.
In questo spazio l’individuo partecipa come autore di tutte le dinamiche relazionali, peculiari della vita offline, non solo replicandole, ma traducendole attraverso un’interfaccia dal linguaggio multimediale.
La comunità virtuale2 rimette in discussione il concetto di “realtà” avendo l’urgenza di considerare tutta quella sfera dell’esistenza individuale e collettiva, che si svolge all’interno dello spazio web, dove i confini corporei, geografici, temporali e identitari sono rarefatti e si configurano nuovi codici espressivi, iconografie, narrazioni e sensorialità.
Nella rete ciascun individuo è chiamato a (ri)definire la propria presenza posizionandosi in una rappresentazione data dall’insieme di informazioni che con essa decide di condividere: «Il fruitore diviene uno dei protagonisti di un evento che lo investe sia a livello cognitivo che percettivo, potendo quindi prendere in mano il processo di creazione e trasmissione delle informazioni, attraverso un feedback diretto con il medium»3.
La sensibilità dei social network nei confronti delle informazioni fornite dagli utenti si esprime in un processo costante di negoziazione e adeguamento mirato alla creazione di esperienze gratificanti attraverso la manipolazione delle percezioni e degli immaginari.
Come si sono modificate le relazioni sociali e la condivisione dei saperi della vita analogica una volta consegnate alla mediazione dell’interfaccia informatico? Quali sono le potenzialità creative e le criticità di questa intelligenza connettiva fondata sull’interscambio di conoscenza, a partire da affinità di interessi e passioni, nella quale prendono la parola anche tutte quelle singolarità marginalizzate dalla comunicazione dei media tradizionali? Questo “fare rete” assume diverse funzioni e significati a seconda dei soggetti, formando comunità dalle quali emerge una sempre più peculiare diversificazione e frammentazione di obiettivi, di culture e di linguaggi. Sono d’esempio differenti movimenti politici e attivisti che hanno eletto, sin dai suoi esordi, lo spazio virtuale come piattaforma privilegiata di discussione, di concentramento e in alcuni casi anche di azione sovversiva.
1 de Kerckhove D. (Prefazione) in T. Bazzichelli, Networking. La rete come arte, Costa&Nolan, Milano 2006.
2 Secondo il termine “Virtual community” coniato da Howard Rheingold nel libro omonimo. H. Rheingold, The Virtual Community: Homesteading on the Electronic Frontier, MIT Press 2000.
3 Bazzichelli T., Networking. La rete come arte, Costa&Nolan, Milano 2006, p. 94.
PROSSIMO NUMERO
anno VIII, n.28 Gennaio-Marzo 2018
§ Sensory Hiatus
a cura di Laura Estrada Prada